giovedì 30 aprile 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L' ETERNITA': PARTE QUINTA



IL PRIMO PASSO VERSO L’ ETERNITA’ -  PARTE QUINTA :  l' Io


Dopo aver trattato dello Spirito dell’Uomo, andiamo a soffermarci ora sull’ Io quale precursore in vita, dell’Anima post mortem.
Se volessimo credere a quanto descritto da alcuni Sapienti della Tradizione (da David ad Aristotile a Giuseppe Balsamo ad Elifas Levi), dovremmo accettare la teoria secondo la quale, un uomo si distingue dalla bestia, non soltanto per la verticalizzazione dell’asse tracheale, ma soprattutto per la sua capacità di evolvere interiormente, mentalmente e spiritualmente. Perché questo avvenga, cultura a parte, dovrebbe dedicarsi con metodica precisa e percorso specifico al raggiungimento di quella che appunto viene indicata come la condizione di “coscienza” dell’Io.
Un uomo rozzo, legato alla materia e dominato dall’ egoismo, non potrà giammai beneficiare di tale condizione. Né potrà mai raggiungere tale stato, altro individuo che compie il male, che ha generato violenza e soprattutto che ha commesso delitti o compiuto nefandezze del genere. Per poter accedere allo “status” al quale faccio riferimento, le caratteristiche fondamentali dell’individuo che vuole evolvere nella direzione che indichiamo col presente scritto, devono essere, la generosità, l’amore per il prossimo, la curiosità del Sapere, la volontà di migliorare e soprattutto la necessità interiore di tendere verso il Superiore e la Divinità.
Questo secondo modo di vivere, certamente porta ad una forma di elevazione interiore, che rende il proprio Io sempre più prossimo alla componente di tipo Superiore.
Prima di proseguire, tenterò di dare una definizione di Io, nel senso più completo possibile, date le mie umili capacità espressive.
Scriverò pertanto, qui di seguito in corsivo, proprio per evidenziare taluni aspetti che potrei non descrivere bene e potrebbero essere a parte descritti, per quanti non riuscissero a cogliere il senso del mio dire e che intendessero chiedermene ragione.
Ciascuno di noi non nasce quasi mai per la prima volta, ma molto sovente, è il frutto di un riciclo, proprio dovuto ad un passato non adeguatamente evoluto. Il nostro Io in maniera immemore ed incosciente, per “attrazione magnetica”, entra nella cellula germinale al momento della sua fecondazione, per una serie di circostanze spesso fortuite o occasionali, che non è il caso in questo scritto di trattare anche se mi riservo espressamente di farlo in altra esposizione.
Una volta entrato, incarnandosi nuovamente, deve attendere il tempo necessario per poter riacquisire gli elementi cerebrali e mentali tali da poter applicare le metodiche per immortale il proprio Io nel nuovo ciclo.
Raggiunta l’età adulta (dal nostro punto di vista almeno al quattordicesimo anno), può, sotto guida, cominciare a percorrere il cammino che lo porterà al livello adeguato per cominciare a rendere cosciente e memore il proprio Io.
L’Io, per definizione è la parte non visibile del nostro essere, che si crea in sé stessi, nel momento in cui si è evoluti per Ragione, Conoscenza e Memoria. E’ il nostro “me a me stesso”. E’ la parte che apparentemente ci auto individualizza, e di cui noi parliamo, quando ci riferiamo alla nostra persona. Ciò, ovviamente nel luogo comune. Nel demanio del quale stiamo trattando, Esso può essere definito come la creazione ex novo di una nostra cosciente esistenza, che tende alla perfezione.
Quale che sia la definizione, in ogni caso l’Io rappresenta la componente vitale della nostra Ragione e dei nostri Sentimenti, fusi in un’unica realtà oggettiva all’ interno ed al di fuori di ciascuno di noi.
Un tempo, quando in certi Templi i Maestri di color che sanno…, per dirla alla Dante, sapevano davvero insegnare i Misteri, già ad un grado d’iniziazione che oggi nell’ Ordine Massonico corrisponde al Grado di 33:.,  si apprendeva la capacità della fuoriuscita dell’Io dal corpo, durante la vita, mantenendo  la capacità della Coscienza e della Memoria.
Oggi purtroppo, tutto ciò è svanito nel nulla e solo in pochi conoscono il primo dei Misteri Gnostici che porta alla più elementare forma di immortalità da Dio concessa all’ uomo.
A questo punto, invece di perdersi in forme di critica più o meno giustificata, pregherei il lettore, di fare una riflessione.
Immaginiamo che un uomo riesca a far uscire dal proprio soma contenitore il proprio Io, oppure chiamiamolo, per meglio rendere l’idea, il proprio pensiero oggettivo ed autonomo. Questo riesce, in determinate circostanze che sono il frutto di un adeguato allenamento raggiunto durante particolari forme di meditazione, per così dire, a lasciare il corpo e raggiungere nuove mete, anche lontanissime per rientrarvi a piacimento ed in maniera completamente atraumatica, senza alcun rischio né per la salute fisica, né per quella mentale. Come tutte le cose, però, tanto dovrà essere guadagnato, riuscendo a “varcare la Soglia”.
Su quest’ultima espressione mi soffermerò a lungo nel prossimo scritto.
Immaginiamo pertanto, dicevamo, un uomo che sdraiato a letto, al buio, riesca ad abbandonare il proprio corpo ed a proiettarsi al di fuori, imparando a muoversi nell’ Etere a piacimento. Dopo aver vissuto tale esperienza, rientra nuovamente nella condizione iniziale e riprende la propria vita normale.
La circostanza potrebbe sembrare ai più superficiali, una specie di favoletta, qui narrata per proseguire accademicamente nella narrazione. Tutt’ altro! L’affermazione è molto più vera, pratica e concreta di quanto si possa minimamente immaginare.
Proviamo comunque, a darla per scontata, come possibilità di esecutività. Ebbene, a questo punto, quale sarebbe la conseguenza positiva di tale applicazione?
La risposta è assai semplice: poco prima del decesso, avendo l’Io raggiunto la capacità della fuoriuscita dal corpo mantenendo la coscienza e la memoria del proprio sé, si ripete l’operazione e si abbandona il corpo, senza alcuna conseguenza per la propria condizione spirituale che si va a vivere, in quanto già nota e per esperienza percorsa scientemente e volitivamente, numerose volte durante la vita umana.
E non è forse questa la prima vera forma di Immortalità concessa all’ Uomo dalla Divinità, una volta che si riesce a mantenere la presenza di sé a se stesso come individuo cosciente e memore?
Questo è il primo dei Grandi Arcani, sempre occultato negli scritti dei Sapienti di tutti i tempi e di tutte le Tradizioni.
Ben so che certe cose non dovrebbero essere divulgate in maniera gratuita, ma personalmente ritengo che i tempi siano maturi perché questo scritto vada dove deve andare e sia compreso da chi deve comprenderlo. Non mi impressiona certo il sorriso sarcastico di chi è parco del proprio scire. Io ho appreso queste Verità solo grazie alla mia umiltà, alla mia pazienza ed alla mia perseveranza.

Nel prossimo scritto descriverò alcune delle metodiche che da sempre sono state insegnate nelle Scuole di Livello adeguato, per ottenere il raggiungimento della capacità della fuoriuscita dell’Io dal corpo durante la vita.

mercoledì 29 aprile 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L' ETERNITA': PARTE QUARTA

IL PRIMO PASSO VERSO L’ETERNITA’ -  PARTE QUARTA : Il secondo livello. Lo Spirito

In precedenza avevamo parlato della Triplice Struttura dell’Uomo: Corpo, Spirito ed Io (Anima).
Adesso tratteremo esclusivamente dello Spirito.
Di questa Unità che costituisce l’Uomo, bisogna parlare adeguatamente, perché spesso è stata descritta in maniera errata. Lo Spirito rappresenta una fase vitale successiva a quella del corpo. Potremmo definirlo come il “corpo” del mondo ultraterreno. Esso è costituito da una forma di “Energia”, più rarefatta rispetto al corpo, ma meno rarefatta, rispetto all’Io o Anima, che di fatto potrebbe contenere. Spesso nella Tradizione si è fatta molta confusione, riferendosi allo Spirito, come all’unica cosa esistente oltre la morte. Non è così! Quando si muore, si continua a vivere in questa forma, nella fase cosiddetta di “transizione”. C’è un periodo, cioè, in cui l’Essere Spirituale che è in noi, si trova di fronte ad una bivio che è dato esclusivamente da due circostanze: Il tempo e l’evoluzione mentale ed interiore dell’uomo a cui è appartenuto. E’ quella condizione, in sostanza, che da molte Religioni viene definita come il Purgatorio. Una fase durante la quale, in ragione di molteplici fattori, esso si trova nella condizione o di evolvere e proseguire verso la Realizzazione Assoluta, trasformandosi in Io-Anima (Paradiso), oppure assoggettarsi ad un processo involutivo che lo vede perdersi con la propria memoria e, dopo tutta una serie di trasformazioni di tipo retrogrado, involvere definitivamente per non esistere più (Inferno).
Lo Spirito pertanto, può essere considerato come una fase successiva della prosecuzione dell’essere umano, dopo la morte, che vive di sola energia vibrante.
Ha la forma di un ovoide ed è luminoso, tal quale può essere considerato un vivente in una dimensione differente dalla nostra. Mantiene i dati di relazione con mezzi differenti, dovuti appunto a scambio di energia con altri esseri simili che si trovano nella stessa dimensione di passaggio. Non avendo occhi per vedere, terminazioni nervose per l’uso del tatto, orecchie per udire, ecc., affida le sue percezioni complete alla vibrazione che varia di frequenza per ogni tipo di funzione di relazione di cui ha bisogno.
E’, pertanto, da considerare un’Unità vivente a tutti gli effetti, solo che “abita” una Dimensione intermedia, nella quale ancora non è definito completamente. Il tempo in cui si resta in questa condizione, dicevamo transitoria, e la lunghezza dello stesso, cambia da soggetto a soggetto, a seconda del grado di evoluzione.
 Pare che si tratti di un periodo che oscilli tra i sette anni ed i settanta anni, con la concezione umana del tempo. Nella Dimensione in cui si trova, il parametro di valutazione temporale è completamente diverso, per cui non è da noi umani il poterlo concepire con esattezza.
Giunto alla fine di tale arco temporale, se durante la precedente esistenza l’uomo cui è appartenuto, ha condotto una vita scellerata, nel senso certo non del luogo comune, ma cioè nel significato di non essere stato sopraffatto dalla materia, dall’ egoismo e dal male, nella sua accezione più comune, allora la sua “essenza” si disperde e l’essere cui appartiene, vede lentamente perdere la propria memoria svanendo in un nulla eterno. Tanto, purtroppo, è la conseguenza di quanto si è vissuto, per evoluzione mentale e soprattutto interiore. Alla fine svanisce completamente e di lui si perde ogni traccia in ogni dimensione ed in qualsiasi Realtà.
Rappresenta, infine, il processo involutivo cui sono destinati tutti gli esseri umani che hanno fatto della materia il proprio Dio.
In caso contrario, se cioè l’essere cui è appartenuto, si è dedicato all’ Amore, al Bene, all’ Altruismo e si è impegnato con gli studi, la riflessione, la meditazione a migliorare sé stesso dal punto di vista morale e spirituale, appunto, allora evolverà verso una nuova condizione che sarà quella dell’ eternizzazione del proprio essere, trasformandosi in un Io cosciente e memore di sé, che ben presto subirà la trasformazione da crisalide in farfalla, diventando quella che in tutte le Religioni e Tradizioni, viene definita come Anima.
Nel prossimo scritto, andrò a trattare della fase evolutiva “cosciente” dell’Io durante la Vita Umana, che permette di ottenere il primo e più elementare tipo di Immortalità concesso da Dio all’ Uomo, che è facilmente attuabile, scientemente e volitivamente, se vengono applicate le metodiche necessarie all’ uopo.



lunedì 27 aprile 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L' ETERNITA': PARTE TERZA



PARTE TERZA: I TRE LIVELLI – CELLULA, UOMO, UNIVERSO, DIO.

Nello scorso scritto, ci eravamo lasciati con la descrizione di quella che è la Triplice Struttura che compone l’Essere Umano.
Abbiamo parlato di:

-        Corpo biologico o organico, contenitore dello Spirito
-        Spirito contenitore dell’Io
-        Io che si trasforma in Anima, se evoluto e preparato adeguatamente.

Analizziamo le tre componenti, per tentare di dare un’interpretazione appropriata al senso della descrizione di ciascheduna parte, che di fatto fa appartenere l’Uomo a tre Mondi o Piani: il materiale, lo Spirituale ed il Divino.

CORPO BIOLOGICO OD ORGANICO.

Esso è rappresentato da un universo di sub-unità ed unità elementari, che rispondono tutte assieme alla logica della simbiosi operativa che è alla base della Vita.
Miliardi di cellule, che apparentemente funzionanti in maniera particolare e relativa nel proprio habitat tissutale per ruoli, in realtà non fanno altro che soddisfare all’esigenza della sopravvivenza del corpo umano cui appartengono, per ricavarne in cambio la propria stessa sopravvivenza.
E’ chiaro, come presupposto, che se il corpo cui appartengono e dentro il quale si esplica la loro vita, dovesse morire, loro morirebbero, come avviene, conseguentemente, con il processo putrefattivo post mortem.
Loro operano pertanto, svolgendo ruoli ben definiti e specialisticamente produttivi, nel contesto di una sorta di economia vitale del corpo cui appartengono. Basti ricordare, per la Legge delle Analogie, l’esempio riportato nel precedente scritto e relativo ai virus.
La cellula, al contrario di quest’ultimo, è un’unità completa, operativa e vitale in maniera autonoma. Essa svolge ruoli ben definiti, a seconda del tessuto di cui fa parte e/o dell’Apparato nel quale opera. Ha un suo patrimonio genetico fondamentalmente identico a quello di tutte le altre cellule del corpo cui appartiene ed è specializzata nel creare e realizzare determinati fenomeni altamente qualificati che rispondono alla logica unica della sopravvivenza dell’organismo nella sua interezza.
Se volessimo usare un termine di paragone, sempre soggetto alla Legge delle Analogie su indicata, potremmo affermare che nell’uomo, la cellula sta a tutto il corpo, come un uomo sta all’Universo.
Immaginiamo, per approfondarci sempre più negli esempi del demanio cui facciamo riferimento, che una cellula, corrisponda ad un essere umano.
Per analogia possiamo affermare, che si potrebbe concepire un’immagine che personalmente ritengo molto bella e che vado qui di seguito a descrivere.
Immaginiamo per un attimo, che esista un’astronave capace di condurre un gruppo di persone a velocità mille e mille volte superiore a quella della luce e che viaggi nel Cosmo sempre nella stessa direzione. Passando il tempo, finirebbe per uscire dall’Universo, che per necessità, deve essere per così dire contenuto all’interno di un qualcosa.
Per sottolineare questo passaggio, bisogna fare una riflessione molto semplice e basata sulla teoria scientificamente più accreditata ed acclarata dei nostri giorni: Il Big Bang.
Essa sostiene, per come è giusto, che l’Universo si sia generato dall’ esplosione della sua massa primordiale, grande all’inizio, quanto un pisello. Ebbene sono d’accordissimo con tale teoria, ma non ho mai capito perché nessuno si sia mai soffermato su un particolare che ritengo non senza peculiare rilievo: tale particella iniziale di così piccole dimensioni, doveva pur essere “contenuta” in un qualcosa. Sia esso etere, vuoto o che dir si voglia. C’era pertanto, una qualche realtà di già esistente attorno a questo “pisello”. Tale cosa indefinibile al momento coi nostri mezzi umani, si sarà adeguatamente espansa, per poterlo continuare a contenere anche dopo l’esplosione. Nella più esasperata ipotesi doveva esistere un vuoto di già esistente.
Orbene, fatta questa riflessione, proseguiamo con quanto avevamo iniziato a descrivere e cioè col viaggio del gruppo sempre nella stessa dimensione ad una velocità inconcepibile.
Trascorrendo del tempo, immaginariamente potremmo affermare, che il viaggio porterebbe questa astronave fino ad una parte più estrema dell’Universo. Proseguendo ancora, dovrebbe poter continuare, lasciando l’Universo così per come attualmente concepito e proseguire in questo qualcosa, che lo conteneva all’origine prima della Grande Esplosione e che evidentemente continua a contenerlo ancora. Qualsiasi sia la sua composizione e struttura, continuiamo ad immaginare che il velocissimo mezzo di locomozione, prosegua imperterrito la sua corsa. Più tempo passa, più si allontana e più alle spalle, le galassie e le stelle compongono l’Universo in questione, si vedranno, sempre più dense e sempre più coese. Facciamo proseguire il viaggio ancora per ulteriore tempo sufficiente a lasciarselo alle spalle, sempre più distante a tal guisa da vederlo sempre più rimpicciolito. Ebbene arriverebbe un momento in cui la distanza sarebbe tale, che i componenti del gruppo, girandosi indietro, verso di esso, lo vedrebbero come un immenso corpo umano: il corpo di Dio!!!
Sembrerà banale e fantascientifica questa immagine, ma mantenendo il rapporto di proporzione e dimensioni, per la solita Legge delle Analogie, se è vero che Macro e Microcosmo vivono delle medesime Regole, caliamoci nella realtà infinitesimamente piccola della cellula di cui abbiamo parlato e vediamo cosa succede.
Ripetiamo ora l’esperienza precedente. Un gruppo di cellule che si trovano, ad esempio, all’interno della parete di un organo, quale può essere il fegato, così come il gruppo di uomini citato nell’esempio precedente, inizia a viaggiare sempre nella stessa direzione, a velocità altissima. Ebbene, dopo aver attraversato l’intero corpo, esserne uscito ed aver raggiunto una distanza adeguata, si volta indietro e vede l’immenso corpo umano di cui facevano parte, che è il corpo del loro Dio.
Come si può vedere, l’Analogia di Ermete esiste ed è reale molto più di quanto si possa immaginare!
Per la stessa regola vale l’equazione proporzionale, che, come il gruppo di esseri umani prima del viaggio, non aveva contezza della forma, vastità e proporzione del Corpo Superiore di cui faceva parte, così il gruppo di cellule, non aveva in precedenza contezza del corpo umano, nel quale viveva e delle sue fattezze.
Equazione semplice: la Cellula sta al corpo umano, come l’essere umano sta all’Universo!
Entrambi pertanto, viaggi a parte, nella situazione attuale non conoscono il contesto nel quale vivono, nella sua interezza e nella logica di appartenenza. Forma a parte. Per farlo, devono uscire dalla famosa scatola e guardare dall’esterno.
Una volta accertato quanto fin qui esposto, risulta molto facile concepire come non si può, con mezzi fisici, dimostrare direttamente l’equazione precedente.
Basta però soffermarsi su una semplice riflessione, per comprendere il significato del mio dire.
Che cognizione ha del ruolo che svolge, la cellula del corpo umano e della sua forma e delle sue azioni?” Nessuna!
Che cognizione ha del ruolo che svolge, l’uomo facente parte del corpo di Dio e della sua forma e delle sue azioni?” Nessuna!
Né mai gli sarà data possibilità di accertarlo, ripeto, con mezzi tecnologici, pratici e fisici nella nostra Dimensione!
Se volessimo portare un paragone ulteriore a supporto di quanto fin qui esposto, riflettiamo su un particolare, sempre nel demanio dell’Analogia dell’Aforisma Ermetico.
Datosi che la cellula di un tessuto qualsiasi del corpo è incosciente dell’interezza dell’organismo cui appartiene e della sua effettiva esistenza in chiave di Unità umana vivente, per conseguenza, l’uomo vive lo stesso fenomeno come cellula del Corpo di Dio.
A questo punto, cos’è che differenzia la cellula animale dalla Cellula Pensante? Così per analogia cos’è che differenzia l’uomo dall’Uomo?
La risposta è assai semplice, giunti a questo punto: La capacità di entrambe le Unità elementari di vivere quale parte cosciente dell’Organismo più complesso e quindi di evolvere verso Mete Superiori.
La cellula del corpo umano deve, per così dire,  salire evolutivamente, fino a diventare cellula del cervello dell’uomo, e quindi, con l’attività pensante, comprendere e prendere coscienza della Realtà globale cui appartiene. Similmente l’Uomo deve diventare Cellula Pensante della Mente di Dio, per poter comprendere e vivere coscientemente il ruolo di componente stessa del Pensiero Divino.
Questa è, quindi, la differenza che caratterizza la condizione Biologica ed organica dell’uomo. Questa è la componente di base della sua parte fisica, quale contenitore dello Spirito.
Nel prossimo scritto tratteremo appunto di questa sua caratteristica peculiare, che a sua volta contiene l’Io o Anima, nel momento in cui evolve adeguatamente, realizzando quei processi che gli consentono di accedere alla Conoscenza Superiore con l’applicazione di metodiche un tempo ben note e di poi insegnate dai Saggi e dai Sapienti Antichi, a coloro che, da prescelti, ne invocavano l’apprendimento.

Alla fine di questa trattazione, ne riporteremo alcune, relativamente facili da utilizzare ed applicare per il raggiungimento della condizione evolutiva necessaria.

venerdì 24 aprile 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L'ETERNITA': PARTE SECONDA



PARTE SECONDA: “CORPO, SPIRITO ED  IO - ANIMA


Prima di procedere nella trattazione relativa al post mortem, non posso prescindere dal soffermarmi su un argomento basilare, qual è quello del pre mortem.
Intendendo riferirmi, con quest’ultimo termine, alla possibile analisi della vera “struttura” dell’uomo, nelle sue essenze.
Gli Antichi Sapienti, soffermandosi sull’interpretazione di alcune delle centinaia di particolari nascosti o allegoricamente palesi, nella Piramide di Cheope, erano soliti far riflettere sul significato delle quattro parti superiori e di quella inferiore: i Triangoli, adagiati su una base quadrilatera.
Il triangolo è certamente riferibile ai tre piani dello Spirito che sormonta, fecondandola, la materia, rappresentata a sua volta dalla base a forma di quadrato, dove ad ogni angolo c’è la rappresentazione ideografica di un Elemento che compone una molecola organica.
Orbene, se volessimo quindi dare un senso alla figura del monumento in questione, potremmo dire che la base rappresenta la Vita organica sul nostro pianeta, con la sua composizione realizzata dall’interazione delle quattro molecole fondamentali per la costituzione degli Aminoacidi, precursori delle proteine e quindi della Vita biologica: Idrogeno, Ossigeno, Carbonio ed Azoto.
La materia organica viene “fecondata” dal Triangolo, cioè la Triplice componente dello Spirito, e da qui nasce la vita. L’equazione è pertanto assai semplice.
Lo Spirito feconda la Materia Organica e nasce la Vita”.
Ciò per quanto riguarda la Terra ed il nostro Sistema Solare così come in tutto l’Universo.
Una volta stabilito come corollario di base quanto fin qui detto, si può passare alla fase successiva: Struttura della Vita Organica e della parte Trascendentale che esiste nell’Uomo.
Se volessimo dar credito alla Regola enunciata da Ermete nella sua famosa Tavola di Smeraldo, che semplicisticamente qui riporto, in cui afferma che per la Legge Inviolabile delle Analogie “tutto ciò che è in alto è come tutto ciò che è in basso e tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto”, si può conseguenzialmente credere che le stesse regole che riguardano il Macrocosmo (Universo) governano il Microcosmo (dimensione Umana). Lo stesso si può dire per le particelle sub atomica e del Cosmo.
A questo punto, prima di proseguire, bisogna soffermarsi un attimo su una teoria che uno dei più rinomati scrittori del settore, Alexander Kalmanoff, enunciò nella sua famosa opera: La chiave della salute.
Nella pubblicazione dimostrò, in epoca non sospetta e con metodica rigidamente scientifica, la teoria dello “psichismo cellulare”.  Teoria, secondo la quale, ogni unità biologicamente organizzata, obbedisce sì al meccanicismo specifico della specie di appartenenza, ma sostanzialmente gode di una forma di “libero arbitrio intellettivo” che le consente di essere operativo con chiare possibilità di “scelta”.
Per i non addetti ai lavori porterò un esempio che la dice lunga al merito e che è una delle fenomenologie oggi scientificamente riscontrate e che è alla base dei processi immunologici del nostro organismo. In particolare, a questo livello, ci si trova ad una condizione molto meno organizzata della cellula umana nella sua interezza. Si tratta del Virus, che è una particella assai elementare della catena evoluzionistica biologica. Ebbene, ci sono dei tipi di tali unità, capaci di “fregare”, per usare un termine improprio, ma che rende bene l’idea, il nostro sistema immunitario. Vengono categorizzati dalle tabelle identificative degli Studiosi del Settore, come elementi virali, identificati per “camaleontici ed opportunisti”. Sembra una definizione esagerata per essere riferita ad una unità sub-cellulare, ma lasciamo al lettore la facoltà di trovarne una più adeguata, facendogli però conoscere, il comportamento che alcuni di essi assumono all’interno dell’organismo umano.
Per rendere recepibile il processo rigidamente scientifico, possiamo dire con parole molto semplici, che questo tipo di cellula elementare è costituita solo da una piccolissima catena di DNA. Eppure, sapendo che nel corpo umano che va ad invadere ed infettare, esiste un apparato (quello immunitario), capace di ucciderlo, allora molto astutamente che cosa fa? Va a nascondersi tra le maglie del DNA di alcuni tipi di cellule, per esempio di cellule del sangue e rimane lì, latente, sfuggendo all’aggressione delle cellule immunitarie. Di tanto in tanto ri-virulenta, cioè si ripresenta attivo, infetta altre cellule e quindi rientra in “latenza” dormendo.
Tale comportamento che senza dubbio non è attribuibile ad una sintesi prodotta da una “capacità pensante”, certamente consente però, di riflettere su quelle che possono essere le capacità comportamentali, dettate da una sorta di meccanicistica attività, soggetta ad una forma di energia che spinge anche le unità viventi più elementari a svolgere delle attività “logiche”. In esse, cioè, sono presenti fenomeni che dipendono da Regole, che per analogia sono presenti in tutti gli organismi viventi e naturali dei livelli più alti e complessi.
Questo è un banale esempio, ma certamente se ne potrebbero elencare a iosa, per quanto concerne l’argomento.
L’essenziale, nel nostro caso, è che si sia potuto focalizzare un aspetto particolare che consenta di comprendere come ci sia una forma di “energia” che fa muovere qualsiasi cosa a qualsiasi livello, soggetta ad una logica più che razionale.
Riflettiamo, quindi, come logica conseguenza di quanto fin qui asserito, sul fatto che la forma di “energia” che spinge la particella virale a svolgere il comportamento di cui sopra, evidentemente esistente, estrinseca la sua attività, spingendo la particella a comportarsi in tal guisa, da “tutelare” la propria vita.
Ne nasce un’osservazione conseguenzialmente fisiologica: la componente organica, quindi animale, obbedisce ad una forma di energia invisibile agli occhi umani, portatrice di elementi tali (che andremo in seguito a conoscere) capaci di dare “un senso logico” comportamentale, anche alle unità organiche più elementari.
Torniamo per un attimo ad Ermete, il Tre Volte Maestro, e se applichiamo la sua Legge relativa al rapporto analogico tra Micro e Macrocosmo, non possiamo non ammettere, di conseguenza, che anche l’Uomo è soggetto a tale regola, per cui anche lui è dotato di componenti “energetiche” per altro proporzionate per organizzazione al suo livello, rispetto al gradino occupato nella scala gerarchica evolutiva.
Questa forma di energia che lo compone, sarà pertanto proporzionata per struttura, alla complessità del suo organismo.
Ebbene, detta forma di Energia, nell’uomo è molto complessa, ne avvolge il corpo ed è quello che si chiama “Spirito”.
Per rendere bene l’idea, diremo pertanto, che il “corpo” è un contenitore dello Spirito. Questo a sua volta contiene un Io, che nel gergo comune si chiama Anima.
La componente intrinseca dell’Uomo è pertanto: Corpo organico o biologico, Spirito ed Io.
Il rapporto tra le tre componenti è:
-           IL corpo è un contenitore temporaneo dello Spirito.
-           Lo Spirito è un contenitore temporaneo dell’Io
-           L’Io, quando evolve adeguatamente si trasforma in Anima.
Questa Triplice composizione che rappresenta la Struttura dell’Uomo, è quella alla quale hanno fatto riferimento sempre, tutti i più grandi Iniziati, Maestri più o meno Occulti, Profeti di tutte le Religioni e la più gran parte dei Filosofi, Alchimisti, Magi ed Esoteristi della Tradizione.
Nella prossima tavola, andremo ad analizzare gli aspetti peculiari di ciascuna delle componenti, vedendo pure come nell’Uomo esistono mezzi e modi, per prenderne coscienza ed addirittura “operare” con, e tramite esse.

mercoledì 15 aprile 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L'ETERNITA': PARTE PRIMA E INTRODUZIONE


PARTE PRIMA E INTRODUZIONE: “VITA NON VITA E MORTE NON MORTE

Osservando il comportamento, le riflessioni e le affermazioni di coloro che sono parchi del proprio scire nell’ affermare la negazione della Vita oltre la Morte, mi viene in mente un’idea, che spontaneamente affiora in questo contesto.
Tutti i Sapienti, i cui pensieri e le cui teorie la Storia ci ha tramandato, dovevano essere certamente degli stolti e degli idioti, visto che solo i saccenti dei nostri giorni, tutto comprendono e tutto sanno.
Da Enoch ad Abramo, da Davide a Gesù. Così anche per altre Vie di Conoscenze, da Socrate a Platone, oppure da Aristotile a S. Agostino. Oppure ancora dai sacerdoti Egizi a Giuseppe Balsamo e per concludere da Elifas Levi a Papa Giovanni, Tutti, nessuno escluso, si sono dedicati allo studio ed all’ approfondimento della Vita oltre la Morte. L’argomento simbolo fondamentale è quello egregiamente trattato da Aristotile nella sua Opera: “Dell’Anima”.
Ebbene, tutti costoro, emeriti imbecilli, ignoranti e visionari, quasi romantici affetti da reminiscenze idiote, nulla sono per Conoscenza, Sapienza e quant’ altro. Solo i nostri contemporanei, la più gran parte dei quali, è completamente al di fuori di qualsiasi forma di rudimentale attività di pensiero, declama a voce alta che il proprio materialismo, imbattibile per razionalità, non può non avere ragione di tutto, proclamando a gran voce che “con la morte tutto finisce e che nel dopo nulla esiste!
Probabilmente consci della squallida misconoscenza che li affligge, si rendono conto che per loro non c’è alcuna forma di Futuro.
Io, che invece non assurgo a simbolo di “assoluta certezza” e di “presuntiva sapienza”, mi concederò, assai umilmente, a riflessioni per così dire ad alta voce espresse in questo scritto, tentando con le serie di Tavole che andrò a pubblicare, di affrontare un ragionamento che porti a qualche possibile seria conclusione.
Intendo, infatti, percorrendo ed approfondendo un Cammino già aperto dai Grandi di tutti i Tempi, non giudicare, bensì sforzarmi di comprendere quanto Loro hanno scritto e quanta sapienza effettiva e concreta, probabilmente oltre l’immaginabile, possa esistere nei contenuti dei loro Insegnamenti e dei loro Messaggi.
Cominciamo con l’analizzare gli elementi fondamentali che riguardano il nostro argomento.
Noi abbiamo un corpo. Il corpo è composto da materia organica. È organizzato per poter espletare delle funzioni ben precise. Tali funzioni gli consentono di esercitare delle Attività fisiche. L’intero sistema è governato più o meno coscientemente dal cervello. Il cervello possiede due forme di attività, una tangibile data dal controllo del corpo, l’altra intangibile, perché frutto di attività di pensiero puro. Il pensiero puro a sua volta genera delle Idee e degli stati emozionali, frutto di ciò che tenteremo assieme di scoprire.
Tutto quanto fin qui indicato è soggetto ad una regola che sembra essere insormontabile: il Tempo. Tale parametro fisico, a sua volta, nell’ interpretazione del luogo comune, indica un movimento che, adeguato agli organi percettivi umani come realtà intrinseca relativa, ha un principio ed una fine.
I razionalisti di oggi ed oltremodo saccenti, a questo punto deducono: ergo, tutto inizia e finisce e pertanto l’Essere Umano è soggetto alla stessa legge. Nasce (inizio) e muore (fine).
A parte che, se si volesse per un solo attimo ammettere la possibile esistenza di un’Entità Assoluta che normalmente per luogo comune viene definita Dio, in queste condizioni se ne dovrebbe avere conseguentemente, un’idea oltremodo oltraggiosa.
Certo. Dovrebbe essere categorizzato come soggetto maledettamente sadico e cattivo.
Chi sarebbe così spietato da generare un essere come l’uomo, per farlo nascere, soffrire per un indiscriminato numero di anni ed infine farlo cessare di esistere riducendolo ad una poltiglia di cenere e frammenti ossei?
Nemmeno la cattiveria umana saprebbe concepire tanto male!
Bisogna, quindi, nel prosieguo dell’analisi in corso, soffermarsi su alcuni aspetti che andrò per ora solo ad elencare, ma che intendo trattare uno per uno negli scritti successivi.
Alcuni Scienziati, fino ad ora sono riusciti a scoprire le regole ed i principi matematici e fisici, che governano alcune teorie tangibilmente dimostrate.
Il Tempo, dicono alcuni, è un’Entità fisica a sé, che non è soggetta a movimento e che solo all’ interno del Sistema Spaziale, che governa l’angolo di Universo nel quale ricade il nostro sistema solare e quindi la Terra, esiste. In un suo libro, il prof. Zichichi, che al merito la dice lunga per conoscenza, spiega diversamente questo concetto. Il Tempo, afferma, è inscindibile dallo spazio. Tale teoria comporta che se lo spazio è un’entità fisica reale, il tempo risulta essere un’entità immaginaria. Il concetto è valido anche all’ incontrario: se lo spazio è reale, il tempo risulta essere immaginario.
 Da tanto se ne deduce un’unica possibile regola: Spazio e Tempo sono Entità fisiche esistenti solo nella relatività del nostro pensiero.
Sono in sostanza di per sé inesistenti se scissi l’uno dall’ altro. Se ne deduce, quindi che se lo spazio è reale, il tempo in sé non esiste.
Per essere più chiaro, mi rifaccio ad alcune teorie arcinote tra gli Antichi Sapienti.
Il tempo è Entità Assoluta senza inizio e senza fine. È cioè un eterno presente. Noi lo vediamo in movimento, solo perché siamo all’ interno della scatola. Ma il tutto osservato dall’ esterno della stessa, appare appunto nella sua interezza, come qualcosa di statico.
Abbandoniamo per un momento la parte meramente tecnica e concediamoci ad una riflessione che a questo punto potrebbe essere utile nel proseguo del mio dire.
Il Trascendente non può in nessun caso obbedire alle leggi della materia. Esso è dimostrabile e quando la nostra vita materiale sulla Terra non esisterà più, il trascendente resterà lì Eterno e sempre presente.
L’unica deduzione possibile a questo punto è che il Trascendente si differenzia dal fisico, perché appartiene a piani e realtà differenti.
Non si può, ecco la conclusione di questo mio primo dire, pretendere di giudicare con le Leggi Fisiche ciò che ad esse non è soggetto. Non possiamo parlare di Anima, volendola ricercare e trovare con strumenti che servono a testare la luce, le radiazioni o l’elettricità o, peggio ancora, la materia prima.
Per fare questo, bisogna attrezzarsi di strumenti per altro meravigliosamente in nostro possesso, ma che non utilizziamo solo perché non ne conosciamo l’esistenza in noi, non ne abbiamo contezza e quindi non li sappiamo utilizzare.
I Grandi di tutti i Tempi, al contrario, per quanto appreso dalla Tradizione delle Scienze Sacre di cui, ad esempio, erano recipiendari i tre Magi inginocchiati alla nascita del Rabbi di Nazareth, ben conoscevano queste qualità e queste facoltà dell’Essere Umano e le utilizzavano quale mezzo d’indagine per la ricerca di ciò che appunto non può essere, per natura, soggetto alla materia.
Mi scuso con il lettore, per questa che definirei una prefazione, probabilmente stucchevole, ma serve come antefatto per poter chiarire la motivazione ed i perché nelle prossime tavole, tenterò di districarmi nel labirinto dell’iperfisico al fine di dimostrare serenamente come abbiamo la possibilità di conoscere, comprendere, vivere ed immortalare (mi si conceda l’espressione forte) il nostro Io che nella fase di completa sublimazione (come procedimento prettamente analogico con la fisica) diventa la nostra Anima. Tanto ci permetterà di comprendere come la Morte non è tale e come la Vita inizia proprio con  la morte.