IL PRIMO PASSO VERSO L’ ETERNITA’ - PARTE QUINTA : l' Io
Dopo aver trattato dello
Spirito dell’Uomo, andiamo a soffermarci ora sull’ Io quale precursore in vita,
dell’Anima post mortem.
Se volessimo credere a
quanto descritto da alcuni Sapienti della Tradizione (da David ad Aristotile a Giuseppe Balsamo ad Elifas Levi), dovremmo
accettare la teoria secondo la quale, un uomo si distingue dalla bestia, non
soltanto per la verticalizzazione dell’asse tracheale, ma soprattutto per la
sua capacità di evolvere interiormente, mentalmente e spiritualmente. Perché
questo avvenga, cultura a parte, dovrebbe dedicarsi con metodica precisa e
percorso specifico al raggiungimento di quella che appunto viene indicata come
la condizione di “coscienza” dell’Io.
Un uomo rozzo, legato
alla materia e dominato dall’ egoismo, non potrà giammai beneficiare di tale
condizione. Né potrà mai raggiungere tale stato, altro individuo che compie il
male, che ha generato violenza e soprattutto che ha commesso delitti o compiuto
nefandezze del genere. Per poter accedere allo “status” al quale faccio
riferimento, le caratteristiche fondamentali dell’individuo che vuole evolvere
nella direzione che indichiamo col presente scritto, devono essere, la
generosità, l’amore per il prossimo, la curiosità del Sapere, la volontà di
migliorare e soprattutto la necessità interiore di tendere verso il Superiore e
la Divinità.
Questo secondo modo di
vivere, certamente porta ad una forma di elevazione interiore, che rende il
proprio Io sempre più prossimo alla componente di tipo Superiore.
Prima di proseguire,
tenterò di dare una definizione di Io, nel senso più completo possibile, date le
mie umili capacità espressive.
Scriverò pertanto, qui di
seguito in corsivo, proprio per evidenziare taluni aspetti che potrei non
descrivere bene e potrebbero essere a parte descritti, per quanti non
riuscissero a cogliere il senso del mio dire e che intendessero chiedermene
ragione.
“Ciascuno di noi non nasce quasi mai per la prima volta, ma molto
sovente, è il frutto di un riciclo, proprio dovuto ad un passato non
adeguatamente evoluto. Il nostro Io in maniera immemore ed incosciente, per “attrazione
magnetica”, entra nella cellula germinale
al momento della sua fecondazione, per una serie di circostanze spesso fortuite
o occasionali, che non è il caso in questo scritto di trattare anche se mi
riservo espressamente di farlo in altra esposizione.
Una
volta entrato, incarnandosi nuovamente, deve attendere il tempo necessario per
poter riacquisire gli elementi cerebrali e mentali tali da poter applicare le
metodiche per immortale il proprio Io nel nuovo ciclo.
Raggiunta
l’età adulta (dal nostro punto di vista almeno al quattordicesimo
anno), può, sotto guida, cominciare a
percorrere il cammino che lo porterà al livello adeguato per cominciare a
rendere cosciente e memore il proprio Io.
L’Io,
per definizione è la parte non visibile del nostro essere, che si crea in sé stessi,
nel momento in cui si è evoluti per Ragione, Conoscenza e Memoria. E’ il nostro
“me a me stesso”. E’ la parte che apparentemente ci auto individualizza, e di
cui noi parliamo, quando ci riferiamo alla nostra persona. Ciò, ovviamente nel
luogo comune. Nel demanio del quale stiamo trattando, Esso può essere definito
come la creazione ex novo di una nostra cosciente esistenza, che tende alla
perfezione.
Quale
che sia la definizione, in ogni caso l’Io rappresenta la componente vitale della
nostra Ragione e dei nostri Sentimenti, fusi in un’unica realtà oggettiva all’ interno
ed al di fuori di ciascuno di noi.
Un
tempo, quando in certi Templi i Maestri di color che sanno…, per dirla alla
Dante, sapevano davvero insegnare i Misteri, già ad un grado d’iniziazione che
oggi nell’ Ordine Massonico corrisponde al Grado di 33:., si apprendeva la capacità della fuoriuscita
dell’Io dal corpo, durante la vita, mantenendo la capacità della Coscienza e della Memoria.
Oggi
purtroppo, tutto ciò è svanito nel nulla e solo in pochi conoscono il primo dei
Misteri Gnostici che porta alla più elementare forma di immortalità da Dio
concessa all’ uomo.
A
questo punto, invece di perdersi in forme di critica più o meno giustificata,
pregherei il lettore, di fare una riflessione.
Immaginiamo
che un uomo riesca a far uscire dal proprio soma contenitore il proprio Io,
oppure chiamiamolo, per meglio rendere l’idea, il proprio pensiero oggettivo ed
autonomo. Questo riesce, in determinate circostanze che sono il frutto di un
adeguato allenamento raggiunto durante particolari forme di meditazione, per
così dire, a lasciare il corpo e raggiungere nuove mete, anche lontanissime per
rientrarvi a piacimento ed in maniera completamente atraumatica, senza alcun
rischio né per la salute fisica, né per quella mentale. Come tutte le cose,
però, tanto dovrà essere guadagnato, riuscendo a “varcare la Soglia”.
Su
quest’ultima espressione mi soffermerò a lungo nel prossimo scritto.
Immaginiamo
pertanto, dicevamo, un uomo che sdraiato a letto, al buio, riesca ad
abbandonare il proprio corpo ed a proiettarsi al di fuori, imparando a muoversi
nell’ Etere a piacimento. Dopo aver vissuto tale esperienza, rientra nuovamente
nella condizione iniziale e riprende la propria vita normale.
La
circostanza potrebbe sembrare ai più superficiali, una specie di favoletta, qui
narrata per proseguire accademicamente nella narrazione. Tutt’ altro! L’affermazione
è molto più vera, pratica e concreta di quanto si possa minimamente immaginare.
Proviamo
comunque, a darla per scontata, come possibilità di esecutività. Ebbene, a
questo punto, quale sarebbe la conseguenza positiva di tale applicazione?
La
risposta è assai semplice: poco prima del decesso, avendo l’Io raggiunto la
capacità della fuoriuscita dal corpo mantenendo la coscienza e la memoria del
proprio sé, si ripete l’operazione e si abbandona il corpo, senza alcuna
conseguenza per la propria condizione spirituale che si va a vivere, in quanto
già nota e per esperienza percorsa scientemente e volitivamente, numerose volte
durante la vita umana.
E
non è forse questa la prima vera forma di Immortalità concessa all’ Uomo dalla
Divinità, una volta che si riesce a mantenere la presenza di sé a se stesso
come individuo cosciente e memore?
Questo
è il primo dei Grandi Arcani, sempre occultato negli scritti dei Sapienti di
tutti i tempi e di tutte le Tradizioni.
Ben
so che certe cose non dovrebbero essere divulgate in maniera gratuita, ma personalmente
ritengo che i tempi siano maturi perché questo scritto vada dove deve andare e
sia compreso da chi deve comprenderlo. Non mi impressiona certo il sorriso
sarcastico di chi è parco del proprio scire. Io ho appreso queste Verità solo
grazie alla mia umiltà, alla mia pazienza ed alla mia perseveranza.
Nel prossimo scritto
descriverò alcune delle metodiche che da sempre sono state insegnate nelle
Scuole di Livello adeguato, per ottenere il raggiungimento della capacità della
fuoriuscita dell’Io dal corpo durante la vita.