domenica 3 maggio 2015

IL PRIMO PASSO VERSO L' ETERNITÀ: PARTE SESTA

IL PRIMO PASSO VERSO L’ETERNITÀ -  PARTE SESTA: METODICHE DI FUORIUSCITA

In questo scritto, così per come promesso, andrò a descrivere uno dei punti cruciali di quanto fin qui trattato. Tale punto è la dimostrazione di come sia concesso a tutti di applicare alcuni tipi di metodiche, insegnate dalla Tradizione e relativi alla fuoriuscita, ovvero al temporaneo abbandono dell’Io, del corpo, in vita.
Esso è la dimostrazione ultima della veridicità di quanto Insegnato dalle più antiche Scuole Gnostiche ed oggi purtroppo perso per chiavi, significato e quant’altro.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, con la descrizione dell’iter da percorrere, devo condurre il lettore verso una riflessione che speso sfugge ai più e riguarda una semplice osservazione relativa all’iconografia sacra nell’arte figurativa cattolico – cristiana.

Si tratta di svolgere una breve e semplice ricerca di quadri, raffigurazioni ed immagini relative a Santi. Noi portiamo un solo esempio che li possa comprendere tutti, risparmiando, a chi volesse non disperdersi nei meandri della pittura al fine di ritrovare quanto qui indico. Ci si rifaccia al quadro stupendo, probabile opera inedita di G.B. Piazzetta (1683 –1754), dal titolo: “Testa di Santo” della fine del ’600, di cui riporto una raffigurazione ricavata da Internet.




Tutti i cultori della materia, sanno che l’allegoria e la metafora nascoste a suon di simboli nell'Arte Figurativa, va normalmente al di là del semplice “messaggio artistico” in sé.
Si tratta spesso, come facevano gli scrittori, di divulgare per gli attenti Cultori del Settore, delle Conoscenze poco note, con la scrittura, per tramandare messaggi ben precisi a chi li sapeva leggere.
Un esempio classico: nell'Iconografia Sacra, laddove era raffigurato un pesce, si sapeva che nell'opera si stava facendo riferimento al Cristo. Non tanto per una banale e superficiale simbologia di cui si è sempre sentito parlare, ma soprattutto per un passaggio tecnico ben preciso: L’acrostico della parola pesce, in greco antico scritta così: “Ιχθύς”, per significato contenuto, sta proprio per Ι (Iesusχ (Christòsθ (Theùύ (uiòs)ς (sotèr). La sua traduzione è molto facile per i conoscitori della lingua: “Gesù Cristo Unigenito Figlio di Dio”.
Da tanto ben si può comprendere, come l’allegoria sia meno vaga di quanto possa apparentemente sembrare, ovvero, risponda a criteri e metodiche frutto di profonde ricerche e conoscenze ben determinate.
 Similmente, per rifarci al primo esempioriferito al “Santo con lo sguardo rivolto in alto” dell’immagine riportata, così come di tutte le altre immagini similari della Tradizione, il soggetto sia esso un Santo, un Beato o comunque un Mistico, non guarda verso l’alto come se guardasse in cielo per trovarvi dentro la Divinità.  Ha lo sguardo rivolto verso l’alto della propria fronte ed incrocia un punto ben preciso, posto in mezzo agli occhi.
Constato quanto fin qui enunciato, andiamo a capire, cosa ha di riferimento tutta la precedente esposizione con il tema dell’argomento in questione: la prima metodica di fuoriuscita dell’Io dal corpo.
Ebbene l’attinenza tra le due cose, risalterà subito palese agli occhi dell’attento lettore, seguendo quanto appresso.
La metodica si basa su un fenomeno che sarebbe, all’incontrario di quanto si possa immaginare, impossibile a non verificarsi, se l’uomo dei nostri giorni, si dedicasse un po’ di tempo allo studio, alla riflessione ed alla meditazione, piuttosto che al consumo inopinato di bevande e sostanze dannose sia per la salute che per la mente. Oltre ovviamente che alle consuetudini ed ai costumi barbarici tipici della società dei consumi!
La sera, quando si va a riposare e fuori c’è meno rumore possibile, così che non possa essere mezzo di distrazione per il soggetto che vuole tentare l’esperimento, ci si deve sdraiare a letto, in posizione supina e rilassarsi quanto più è possibile. Importantissimo è trovarsi al buio totale, in maniera tale che nessun tipo di luce, seppur flebile, possa accedere all’ambiente.
Raggiunta una condizione di rilassamento adeguato, si concentra lo sguardo verso il centro della fronte, rivolgendo gli occhi verso l’alto (l’immagine del Santo nel quadro), quindi ci si pone nello stato mentale di “attesa”, per vedere cosa va a succedere.
Ebbene, certamente nulla si verificherà la pima, la seconda o la decima volta, ma in seguito, quando si sarà divenuti adusi a questa pratica, si comincerà a “vedere”.
Le immagini che si presenteranno, saranno in principio sfocate e poco interpretabili, di poi, si potranno osservare sempre più nitide ed interpretabili.
Questo è il momento più delicato del percorso, perché quanto si andrà ad osservare, sarà fortemente pauroso e senza senso. Occhi enormi sembreranno in quel buio avvicinarsi al praticante, mostri mai visti si presenteranno al suo cospetto e questo farà sì che per lo spavento, il soggetto, come quasi sempre avviene, in preda al panico, si distragga da quanto sta facendo e ritorni in sé d’improvviso, accendendo la luce più vicina, terrorizzato.
A quel punto, tutto diventa vano per sempre, in quanto l’esperienza vissuta, porta il soggetto a mai più ritentare l’esperimento e si chiude così per sempre la “Via”.
Le immagini che si presentano, per quanto inizialmente paurose possano apparire, non potranno giammai fare alcun male o danno al praticante. E’ un momento in cui, l’Io, staccandosi dal corpo, sta attraversando l’Astrale, che al di là del luogo ormai erroneamente diventato comune, non è un mondo abitato da chissà chi, e perché. Si tratta di una sorta di aura di Idee, Pensieri ed Emozioni, che circondano per così dire, il nostro pianeta e che si raccolgono disordinatamente in questa zona dell’etere.
Chi riesce a superare questo, per altro atrauamtico impatto, nel senso che giammai in nessun caso quanto visto potrà arrecare danno (lo ripeto) ad alcuno e riprende a ripetere l’esperimento, si accorgerà facilmente, che insistendo, lo si attraverserà (l’Astrale) sempre più facilmente e velocemente, fino ad arrivare al punto da trapassarlo così in fretta, da non vederlo o incontrarlo più.
A quel punto, ci si ritrova con l’Io al di là e si riprende la piena coscienza del proprio sé, memore di tutto, in una dimensione nuova che andrò a descrivere nella prossima trattazione.
Per il momento, basti pensare che quanto fin qui descritto, è il primo passo verso l’Assoluto e nel contempo verso la più elementare forma di Immortalità concessa da Dio all’Uomo.

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